Carissimi fratelli e sorelle della mia amata Diocesi,
vi raggiungo con poche semplici parole per esservi accanto in questi giorni di Passione e Resurrezione. Le festività pasquali mi colgono immerso nella Visita Pastorale nelle vostre Comunità Parrocchiali, dove ho potuto toccare con mano la presenza di una Chiesa viva, forse col fiato corto per le nuove sfide che è chiamata a fronteggiare, ma proprio per questo autentica e, soprattutto, visitata dal suo Signore, in molteplici modi. Ho avuto l’occasione di incontrare uomini e donne lontani dai nostri ambienti, ho potuto celebrare con voi diversi appuntamenti liturgici, così come in tante altre Comunità, nei prossimi mesi, spezzerò il pane della Parola e dell’Eucarestia; in questa Settimana Santa, però, siamo chiamati, io e voi, ad una presenza reciproca differente.
Martedì, nella S. Messa Crismale, ho provveduto a benedire gli Olii Sacri e consacrare il Crisma, consapevole di quanti figli riceveranno Grazia, tramite essi, nei Santi Sacramenti; con i miei fratelli presbiteri abbiamo rinnovato il nostro impegno a servire Cristo Crocefisso e Risorto nella Chiesa Sposa di Cristo. Ora prego affinché, nel Triduo Santo, la comunione nella liturgia faccia di noi un solo corpo e un solo spirito.
Vorrei esservi accanto Giovedì, nella lavanda dei piedi. Nei vostri sacerdoti -che benedico e ringrazio-, potrete contemplare Cristo che ama i suoi fino alla fine. Questa, in Giovanni, è un’espressione non solo per indicare il tempo, ma soprattutto il modo: il Vangelo parla di un Maestro svuotato, giunto al culmine del suo amore. Auguro a voi e a me una vita cristiana vissuta così: fino in fondo, anzi, fino in cima! come amava dire don Tonino Bello. Quante volte riduciamo la nostra stupenda vocazione ad un tiepido grigiore, ma è tempo di dirci che il quieto vivere non ha mai reso felice nessuno. Che questa Pasqua ravvivi in noi il desiderio di Cielo e la consapevolezza dell’immensa dignità che Cristo ci ha acquistato, senza accontentarci delle vie più comode. Tu vali il Sangue del Figlio di Dio! Qualsiasi sia la tua condizione, Gesù sceglie di esserti amico: fedele come Giovanni, pavido come Pietro, persino nel peccato più truce come Giuda, tu Gli appartieni!
Vorrei avervi accanto, prostrato, davanti alla crudele croce del Venerdì Santo. Come non pensare agli innumerevoli dolori che ho incontrato tra voi, amici cari. Per ogni lacrima che mi avete consegnato, per ogni gemito che vorrete ancora affidarmi, vi assicuro un posto nel mio cuore e nella mia preghiera in quel preciso momento di silenzio. Ognuno di voi si senta accolto e accompagnato dall’abbraccio della Chiesa, sua Madre. Che mistero grande, quello che siamo chiamati ad adorare: un orribile strumento di tortura diviene simbolo di salvezza! Se dunque il Signore ha saputo far nuove tutte le cose in tal modo, perché dubitare che anche le nostre croci potranno divenire luogo di un magnifico riscatto? Ma guai a chi, queste croci, osa fabbricarle, guai a noi se ci adegueremo all’idea di un dolore inevitabile, diventando taciti complici degli orrori a cui assistiamo inerti. Dagli echi di una guerra quantomai insensata, ai morti in mare -nel nostro mare- perché alla ricerca di una vita degna di questo nome, non si fermi la nostra preghiera e la nostra denuncia: ogni uomo è l’inviolabile immagine di Dio!
Vorrei, infine, ammirare il fulgore del cero pasquale che rischiara le vostre chiese, donando senso e fine ad ogni tenebra, nella Veglia Pasquale. Sia quello l’istante in cui insieme, pastore e gregge, esultiamo per la vittoria del leone della tribù di Giuda, poiché Egli trascina con sé noi, oltre ogni merito. Contempleremo insieme quella luce entrare indomita tra le nostre vite, diffondersi per tutta la chiesa, di mano in mano. Sia questa l’immagine della Pasqua che viviamo e che ci attende: un diffondersi umile della vita nuova. Cristo ci manda a vivere nel mondo le nostre liturgie. Non sarà Pasqua finché non avrete donato a qualcuno quella luce che vi ha cambiato la vita, non sarà Pasqua finché non avrete abbracciato la croce di un vostro fratello, non sarà Pasqua finché non avremo annunciato con la nostra vita l’immenso amore di Dio!
Vi giunga la mia paterna benedizione, nel Signore Gesù, Agnello che ha redento il suo amato gregge.
Fernando Filograna
Vescovo